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La guerra dei chip: tensioni nelle supply chain dei semiconduttori

Scritto da Antonio Bondanese | 15-nov-2022 16.33.15

Mentre il mondo si allontana da una globalizzazione piena e senza vincoli, incentrata sulla crescita e sull'efficienza, e si dirige verso un sistema assetti geopolitici più frammentati, standard tecnologici in competizione, costi più elevati e maggiori vincoli, le aziende tecnologiche e i loro leader devono percorrere un sentiero difficile.

L’impatto della pandemia di Covid-19, la guerra in corso in Ucraina e l’interazione di questi con altri eventi imprevisti hanno causato e stanno causando alcuni problemi alle supply chain globali da ormai un paio di anni a questa parte.
E tuttavia alcune supply chain si sono nel frattempo riorganizzate, anche grazie all’attenuarsi delle restrizioni su scala globale: sebbene i continui lockdown cinesi contribuiscono a generare fattori di rischio, è recente la notizia che la Cina ha ridotto il tempo che i viaggiatori che entrano nel Paese devono trascorrere in quarantena e ha rimosso un'importante restrizione sui voli internazionali1, in un segno di limitato allentamento della sua rigida politica di zero Covid.
I mercati hanno reagito positivamente ai cambiamenti: l'indice Hang Seng di Hong Kong è salito del 7% subito dopo la pausa di mezzogiorno nel giorno dell'annuncio, e lo stesso giorno l'indice Shanghai Composite della Cina continentale è salito del 2,5%.

Eppure persistono fattori di rischio per l’economia globale: tra questi, la prolungata guerra commerciale tra USA e Cina.
Una delle parole-chiave che più ricorre nel dibattito fra Cina e Stati Uniti, e che rappresenta il maggior costo di questo periodo di tensioni, è decoupling 2, ovvero la prospettiva di disaccoppiamento tra le due maggiori economie del mondo, che porterà a rilocalizzare la produzione delle imprese americane fuori dalla Cina in settori ritenuti strategici.
In questo contesto si inserisce la cruciale competizione per la superiorità tecnologica, evidente soprattutto nell’industria dei semiconduttori.

 

I semiconduttori: crisi dei motori dell’economia globale

I semiconduttori sono uno dei motori fondamentali dell’economia globale: sono infatti una componente essenziale dei dispositivi elettronici e consentono di realizzare progressi nelle comunicazioni, nell'informatica, nella sanità, nei sistemi militari, nei trasporti, nell'energia pulita e in innumerevoli altre applicazioni.
La crisi di semiconduttori iniziata nel 2020 interessa decine di ambiti di produzione industriale e ha portato a gravi carenze e attese tra i consumatori per schede video, console per videogiochi, automobili e altri dispositivi elettronici3.

La causa della crisi globale è una combinazione di diversi eventi, tra cui la guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti e una siccità a livelli storici a Taiwan. La produzione di chip richiede infatti enormi quantità di acqua: le strutture della TSMC, la più grande fabbrica indipendente di semiconduttori al mondo, utilizzano più di 63000 tonnellate di acqua al giorno4.

La pandemia di COVID-19 è stata però la causa principale della crisi. A causa dei blocchi globali, gli impianti di produzione sono stati chiusi, causando l'esaurimento delle scorte di chip e il blocco di moltissime industrie di importanza strategica in tutto il mondo.
La difficoltà di trovare chip per computer in un contesto di carenza globale di semiconduttori è sentita dai produttori di data logger, elementi centrali delle supply chain digitali: i chip per computer sono le parti fondamentali per i tracker e sensori GPS, la domanda è elevata, ma c'è un un problema di carenza allarmante.
Le case automobilistiche, inoltre, hanno dovuto interrompere la produzione o spedire prodotti non finiti, e la diminuzione dell'offerta di veicoli abbinata alla crescente domanda dei consumatori ha generato un’ulteriore spinta verso l’inflazione – oltre a quella causata dalle sanzioni all'industria energetica russa – che ha colpito milioni di consumatori.

“I semiconduttori sono una componente essenziale dei dispositivi elettronici e consentono di realizzare progressi nelle comunicazioni, nell'informatica, nella sanità, nei sistemi militari, nei trasporti, nell'energia pulita e in innumerevoli altre applicazioni.”

In questo contesto altamente volatile, Stati e blocchi regionali hanno iniziato a esplorare vie per assicurarsi una fornitura certa di chip avanzati, finanziando con soldi pubblici le industrie nazionali, indebolendo le reti di commercio internazionale, esacerbando ulteriormente le tensioni al lavoro nell’economia globale e muovendosi verso una direzione di de-globalizzazione – di cui il decoupling è una delle manifestazioni più tangibili.

Vediamo dunque come le tensioni tra USA e Cina stanno cambiando il panorama globale delle supply chain dei semiconduttori.

 

USA e Cina: partita a scacchi tra superpotenze

Gli Stati Uniti, nel solco della continuità tra la precedente amministrazione repubblicana e l’attuale amministrazione democratica, continuano a limitare gli scambi commerciali con la Cina e ad aumentare il controllo normativo sulle aziende cinesi che operano negli Stati Uniti.

Il CHIPS and Science Act, che stabilisce investimenti e incentivi per catalizzare gli investimenti nella capacità produttiva nazionale di semiconduttori negli Stati Uniti, e sostenere ricerca e sviluppo indipendenti e la supply chain, è stato firmato il 9 agosto scorso dal Presidente Joe Biden. Si tratta di un’iniziativa legislativa monstre, dal valore di 280 miliardi $ nei prossimi dieci anni: di questi, circa 52,7 miliardi sono destinati alla produzione di semiconduttori, alla R&S e allo sviluppo della forza lavoro, con altri 24 miliardi di crediti d'imposta per la produzione di chip. Sono previsti 3 miliardi di dollari per programmi mirati alle tecnologie innovative e alle supply chain digitali.

Una delle raison d'être del CHIPS Act è che secondo le statistiche del governo statunitense, gli Stati Uniti producono il 12% dei semiconduttori mondiali, rispetto al 37% degli anni '905. Molte aziende statunitensi dipendono dai chip prodotti all'estero e la fragilità di queste supply chain è stata messa a nudo negli ultimi 18 mesi. Inoltre, una ricerca di McKinsey6 stima che la domanda mondiale continuerà a crescere, con i semiconduttori destinati a diventare un'industria da 1.000 miliardi $ entro la fine del decennio.

Fonte: Federal Reserve Bank of New York, S&P Global PMI Commodity Price and Supply Indicators

 

Ma, come se non bastasse, il 7 ottobre l'attuale amministrazione USA ha introdotto una serie di controlli sulle esportazioni che vietano alle aziende cinesi di acquistare chip avanzati e attrezzature per la produzione di chip senza una licenza. La norma limita inoltre la possibilità per le "persone statunitensi" – compresi i cittadini americani o i titolari di carta verde – di fornire supporto per lo "sviluppo o la produzione" di chip presso determinati impianti di produzione in Cina7.

Ci sono però stati alcuni spiragli di collaborazione tra Stati Uniti e Cina. Nel maggio scorso, la Semcorp Advanced Materials Group di Shanghai ha annunciato di voler aprire un impianto di produzione a Sidney, in Ohio, per la realizzazione di pellicole separatrici (un componente chiave delle batterie dei veicoli elettrici).
Ad agosto, inoltre, i due governi avrebbero raggiunto un accordo che consentirebbe ai funzionari statunitensi di ispezionare le revisioni contabili delle società cinesi quotate in borsa. L'accordo potrebbe evitare il delisting di oltre 200 società valutate circa 1.000 miliardi $ e scongiurare una crisi finanziaria esplosiva8.

 

Conclusioni

Abbiamo visto come i rischi di decoupling tra le economie statunitense e cinese possano rappresentare un grave fattore di rischio per l’economia mondiale – basti pensare che Anche la sola Lam Research, che fornisce apparecchiature e servizi per semiconduttori, ha segnalato a fine ottobre che potrebbe perdere tra i 2 e i 2,5 miliardi $ di ricavi annuali nel 2023 a causa delle limitazioni alle esportazioni degli Stati Uniti9.
Appare più che mai necessario cercare di lavorare per la stabilità nelle relazioni diplomatiche, in modo da mantenere la concorrenza nei binari economici, senza effetti di gocciolamento nel campo delle sanzioni e della guerra.
USA e Cina trarrebbero mutuo giovamento nel lavorare insieme per rendere le supply chain dei semiconduttori più sicure e stabili, investendo sempre di più in tecnologie sostenibili.

 

 

Note

1. Vedi l’articolo di CNN intitolato China scraps Covid flight bans, cuts quarantine for inbound travelers

2. Vedi l’articolo di ISPI intitolato Cina-USA: il decoupling è davvero possibile?

3. Vedi l’articolo di Bloomberg intitolato How a Chip Shortage Snarled Everything From Phones to Cars

4. Vedi l’articolo del New York Times intitolato Taiwan is facing a drought, and it has prioritized its computer chip business over farmers

5. Vedi Creating Helpful Incentives to Produce Semiconductors and Science Act of 2022, Section-by-section summary, US Department of Commerce

6. Vedi il report di McKinsey intitolato The semiconductor decade: A trillion-dollar industry

7. Vedi l’articolo di CNN intitolato US curbs on microchips could throttle China’s ambitions and escalate the tech war

8. Vedi il rapporto di Bain & Company intitolato US-China Decoupling Accelerates, and Shockwaves Spread

9. Vedi nota 7